La prof. Bonamico del Liceo Morgagni di Roma racconta il viaggio a Friburgo

Abbiamo chiesto alla professoressa Sabina Bonamico del Liceo Scientifico Morgagni di Roma di raccontarci il suo viaggio a Friburgo.

La scelta di rendere il viaggio a Friburgo un progetto d’istituto ha semplificato tanto le procedure burocratiche. Suggerimenti per gli insegnanti che vorrebbero intraprendere questa significativa esperienza formativa.

Marco Bardazzi (Aiforia): Quale motivazione l’ha spinta ad organizzare, per la prima volta già nel 2013 e poi nuovamente in Marzo 2015, il viaggio a Friburgo?

Prof. Sabina Bonamico: Sono partita con l’idea di proporre qualcosa di alternativo al solito viaggio di istruzione, qualcosa che andasse oltre il socializzare e la visita alle attrazioni turistiche, perché volevo far provare ai miei alunni una esperienza più significativa dal punto di vista formativo. Essendo molto attiva, tra gli altri, in tema di cambiamento climatico ed educazione ambientale, ho effettuato una ricerca su internet e ho trovato interessante l’iniziativa di Study Visit a Friburgo proposta da Aiforia e Punto 3: da lì sono partiti subito i contatti. Ulteriore motivazione è stato il tema trasversale ben adattabile ai contenuti del programma di fisica, matematica e altre materie, nel quale abbiamo visto una buona potenzialità per stimolare reazioni positive con risvolti direttamente nella vita scolastica, a partire dai piccoli gesti quotidiani. Un’altra ragione della prima selezione di questa meta è stata la possibilità di mettere i ragazzi a contatto con il corrispettivo sostenibile, innovativo ed efficiente, di ciò che già conoscono nella loro vita quotidiana.

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Marco Bardazzi (Aiforia): Ci parli quindi di come si è svolta l’organizzazione del progetto scolastico di study visit che ha portato i suoi alunni a Friburgo.

Prof. Sabina Bonamico: Per esperienza, prima di tutto ho cercato di individuare con largo anticipo il periodo di visita ottimale, sia per prevenire ogni ostacolo organizzativo che per ottenere possibilità di scelta e condizioni favorevoli. Purtroppo talvolta per organizzare viaggi del genere, su temi e con modalità fuori dall’ordinario, si possono incontrare varie difficoltà burocratiche che sono parte del sistema scolastico, ma nel mio caso ho trovato il pieno supporto della dirigenza scolastica, che si è mostrata orientata ai temi della sostenibilità e ha reagito positivamente alla mia proposta. Inoltre quest’anno il viaggio è passato come progetto d’Istituto, che ha semplificato notevolmente la procedura.
Il passo successivo è stata la personalizzazione del programma di visita (NdR: dal 2015 possibile fino dalla prima richiesta, grazie al calcolatore user friendly sul sito Study Visit Friburgo), che abbiamo adattato sotto molti aspetti grazie alla collaborazione con il team di Study Visit Friburgo; per esempio siamo riusciti nell’impresa di conciliare un intenso programma di visita con un modulo di attività a piacere e l’uso delle biciclette, per avere una certa flessibilità, riuscendo a rimanere nel budget dettato dalla scuola. Il tutto senza rinunciare alla scelta di fare andata e ritorno in treno, che si è rivelata estremamente felice. In seguito al coinvolgimento di alcuni colleghi e infine degli alunni, è stata una piacevole sorpresa ricevere un forte interesse da parte di tutti gli insegnanti e di molti ragazzi. Per fortuna negli ultimi anni sta passando l’idea che l’educazione ambientale in ambito scolastico sia fondamentale, e i primi risultati si iniziano a vedere.

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Marco Bardazzi (Aiforia): In proposito, ci può dire come il viaggio in treno è stato vissuto dai partecipanti e quali sono stati i benefici percepiti?

Prof. Sabina Bonamico: Quando si parte per un viaggio, che sia una gita turistica con la famiglia o andare in visita a una città con un gruppo scolastico, spesso non pensa e si sceglie il mezzo di trasporto più rapido perché pensiamo che il tempo trascorso a spostarsi vada perduto, quando invece si dovrebbero analizzare tutti gli aspetti, e quasi sempre il bilancio è assolutamente positivo nei confronti del treno rispetto ad aereo o pullman, soprattutto tra città ben connesse come Roma e Friburgo, nonostante la distanza. D’altronde l’educazione alla sostenibilità inizia a partire dal viaggio con un mezzo a basso impatto ambientale come il treno, se comparato con aereo o pullman. Non a caso, sia prima che durante il viaggio, ci siamo confrontati con il gruppo sia sul tema ambientale che sugli stili di vita: in treno il viaggio diventa una esperienza da vivere in modo attivo invece di essere subita. La maggior parte dei ragazzi hanno capito il valore di poter usare quel tempo, sia per apprezzare il panorama, crearsi un ricordo che poi rimane, ma anche per leggere un libro, ascoltare musica o socializzare in un ambiente confortevole e senza stress. Alcuni di loro hanno anche portato alla luce alcuni aspetti negativi del treno, per esempio il dover effettuare cambi e lo spostarsi con le valigie, ma alla fine tutto è filato liscio e bisogna considerare che anche andando in aereo si devono fare file, passare i controlli per l’imbarco, ritirare i bagagli, e infine comunque prendere un altro mezzo di trasporto per arrivare in città. Invece noi in treno siamo arrivati proprio nel cuore di Friburgo e grazie all’uso dei tram, incluso nel pacchetto, non abbiamo dovuto neanche pagare il taxi per andare in ostello.

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Marco Bardazzi (Aiforia): Cosa l’ha colpita di più nel corso della visita a Friburgo con i suoi studenti?

Prof. Sabina Bonamico: Sicuramente la mobilità “verde”, grazie a tutte le modalità di trasporto sostenibile, a partire dalle biciclette e con il forte contributo dei mezzi pubblici, come i tram a zero emissioni, alimentati 100% ad energie rinnovabili. Inoltre colpisce il particolare modus vivendi e di spostarsi, molto diverso da Roma, che ha una stretta relazione con il costume di andare in bicicletta, con il mantenimento della qualità di vita, ed è strettamente legato ad altre eccellenze cittadine come l’innovazione in campo tecnologico e la pianificazione degli ambienti urbani che promuove fortemente il contatto con la natura.
Anche la ricerca e il mondo del lavoro ben connessi tra loro, con in mente il Solar Info Center, il Fraunhofer-Institut e la rete della green economy, giocano un ruolo interessante per dare supporto e spinta alla città.

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Marco Bardazzi (Aiforia): Secondo lei qual è stata per i ragazzi l’esperienza più importante di questo viaggio?

Prof. Sabina Bonamico: Ciò che ha affascinato e impressionato di più i ragazzi è stata la visita all’eco-quartiere Vauban perché si sono dovuti confrontare con una realtà estremamente diversa da quella che conoscono, anche troppo idilliaca, hanno definito alcuni. Infatti chi viene da grandi città italiane, come noi da Roma, prova una sensazione incredibile a vedere i bambini che possono giocare di fronte a casa in strade senza auto o nella natura circostante e allo stesso tempo apprezzare una confortevole quiete, grazie ai tram che viaggiano sui prati e all’assenza di traffico.
Dal punto di vista formativo, inserire tutto ciò in una vista scolastica a fini educativi, è servito agli alunni per fare confronti, prendere spunti, interessarsi di persona e li ha messi in condizione di trasferire e promuovere un cambiamento reale anche nel luogo di origine. Un gruppo di loro, già prima della partenza, si era informato sullo stato di funzionamento del fotovoltaico sul tetto della scuola e quando sono tornati hanno dato un apporto fondamentale alla messa in funzione di un impianto ormai in disuso.

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Marco Bardazzi (Aiforia): Cosa suggerirebbe ai suoi colleghi interessati a fare un viaggio d’istruzione a Friburgo?

Prof. Sabina Bonamico: Assolutamente mettere in programma il quartiere Vauban e organizzare il viaggio per tempo. Preparare i ragazzi ai contenuti del viaggio e alle differenze che andranno a sperimentare, in modo che le vivano positivamente e che siano consapevoli di fare un’esperienza da cui attingere a piene mani.

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